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Dante, il sommo canto.


Tra le numerose conoscenze che la scuola mi ha donato, ne custodirò una in particolare nel cuore, quella di non sottovalutare mai il potere espressivo ed evocativo di un componimento poetico, la forza e l’efficacia di un enjambement, la percezione sensoriale data dalle figure retoriche, l’immensità dell’amore provato dal poeta verso la sua donna, celato dietro una semplice parola. Proprio per questo motivo mi sembrava doveroso spendere poche e semplici parole per uno degli autori che ha accompagnato per cinque anni le mie ore di letteratura italiana, il Sommo Poeta, colui che ha lasciato in custodia alla letteratura italiana una delle più belle storie d’amore, ancora da troppi sottovalutata. L’amore tra Dante e Bice, il racconto di uno dei più grandi amori di ogni tempo. Dietro ad ogni verso, ad ogni parola si cela un sentimento di straordinaria potenza. La scintilla che fece scattare l’immenso nell’animo dell’Alighieri fu il secondo incontro con Bice, all’età di diciotto anni, quando per la prima volta la dama gli rivolse il “cortese saluto”. Le incomprensioni che portarono questa storia d’amore all’incompiutezza hanno attraversato i secoli e sono giunte fino a noi. Per tanti la storia d’amore tra i due si potrebbe banalmente racchiudere in un concetto di amore privo di fisicità, idealizzato, portato all’esasperazione da un uomo che nella sua vita ha sempre avuto bisogno di certezze e supporto. Ma fu molto di più. Il Poeta fece di quel saluto la propria salvezza, di quel sorriso la ragione della propria felicità. La donna è essenza di vita, è vista come un miracolo. Ho sempre pensato che l’esperienza di Dante fosse paradigma assoluto dell’amore nella sua interezza, arricchito di tantissime sfumature. Egli si fermò e notò i dettagli, le peculiarità della figura della donna amata. Ritengo che i dettagli di una persona siano appannaggio esclusivo di chi ha il coraggio di voler conoscere e farsi conoscere, un concetto molto forte espresso in maniera efficace nel Canto XXX del Purgatorio: il Poeta vede apparire davanti a sé una figura di donna velata e coperta da una nuvola di fiori, quindi non riconoscibile; nonostante non riesca ancora a scorgerne i tratti del volto, egli “riconosce i segni dell’antica fiamma” e prova nuovamente le stesse emozioni di un tempo. Bice è il suo angelo, mandato da Dio “da cielo in terra a miracol mostrare” e Dante, pur seguendo i canoni dell’amor cortese, l’amò profondamente, poiché il suo sorriso portò in lui la pace.

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