Alessandro D’Avenia nasce a Palermo il 2 maggio 1977. Dopo il liceo classico frequenta la facoltà di lettere classiche alla Sapienza di Roma, dove si laurea nel 2000, e nel 2004 ottiene un dottorato di ricerca all’università di Siena in Antropologia del mondo antico. Intanto comincia a insegnare alle scuole medie e, terminato il dottorato, diventa professore di greco e latino al liceo per due anni, durante i quali fonda una compagina teatrale con alcuni alunni e gira un cortometraggio insieme a loro. Nel 2006, dopo aver frequentato un master a Milano, diventa sceneggiatore. Tra gli altri lavori, scrive alcune puntate della sitcom “Life Bites-Pillole di vita” per la Disney. Successivamente riprende a insegnare italiano, latino e greco al liceo (lavoro che svolge tuttora) ed esce il suo primo libro: “Bianca come il latte, rossa come il sangue” (2010). Esso racconta la storia del sedicenne Leo e il suo amore per la coetanea Beatrice, malata di leucemia. Il romanzo diventa subito un successo e viene venduto anche all’estero. Il secondo libro pubblicato è “Cose che nessuno sa” (2011) in cui la protagonista, la quattordicenne Margherita, affronta un viaggio alla ricerca del padre che l’ha appena abbandonata. L’anno successivo lo scrittore vince un premio per l’attenzione mostrata verso i giovani nelle sue storie e, successivamente, esce il film “Bianca come il latte, rossa come il sangue”(2013), tratto dalla sua prima storia e alla sceneggiatura del quale ha collaborato insieme a Fabio Bonifacci. La pellicola, diretta da Giacomo Campiotti, vede la partecipazione di Filippo Scicchitano (Leo), Aurora Ruffino (Silvia), Luca Argentero (il professore) e Gaia Weiss (Beatrice) e ottiene un buon riscontro. In seguito D’Avenia scrive il romanzo “Ciò che inferno non è” (2014) ambientato nel 1993 e dedicato alla figura di Padre Pino Puglisi, prete attivo contro la mafia e insegnante di religione dell’autore ucciso in quello stesso anno. Nel libro si racconta in forma romanzata il suo impegno a favore di bambini e ragazzi nel quartiere palermitano di Brancaccio insieme ad un suo alunno, il diciassettenne Federico. Due anni dopo viene pubblicato il suo primo saggio: ”L’arte di essere fragili-come Leopardi può salvarti la vita” (2016). Al suo interno l’autore analizza la vita e il pensiero del poeta di Recanati andando oltre la classica definizione di pessimista e cercandovi spunti per la ricerca della felicità, dall’adolescenza in poi, basandosi anche sulle storie dei ragazzi di oggi. Dal libro viene tratto contemporaneamente un racconto teatrale, diretto da Gabriele Vacis. Segue un secondo saggio dal titolo: “Ogni storia è una storia d’amore” (2017) in cui sono raccontate famose relazioni sentimentali nel mondo delle arti legate tra loro dal mito di Orfeo ed Euridice. Anche da questo libro viene rappresentata una trasposizione teatrale. Dopo diverso tempo lo scrittore torna alla narrativa con: “L’appello” (2020). In questo romanzo esplora il rapporto tra Omero Romeo, professore di scienze divenuto cieco a seguito di una malattia, e una quinta superiore costituita da ragazzi classificati come “disperati”. Per comunicare con loro il docente decide di far raccontare loro le proprie storie e i propri sentimenti durante l’appello, ottenendo l’attenzione di tutto il mondo. Nello stesso anno è pubblicato su YouTube il racconto teatrale del romanzo. Ad oggi collabora come pubblicista per alcuni giornali italiani e tiene una rubrica sul Corriere della Sera, “Letti da rifare”, dove esplora il mondo dei giovani.
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