Possiamo considerare Van Gogh lo scriba per eccellenza della propria interiorità: in poche parole ha saputo raccontare la sua sofferenza, esprimendola in opere artistiche, dando ad esse espressione, voce e colore.
Proprio il colore ricopre un aspetto essenziale. Possiamo infatti notare come il giallo risulti essere il colore da lui più usato. Nello specifico, il giallo cromo, a base di cromato di piombo, si può considerare una sorta di firma pittorica che caratterizza i dipinti di Van Gogh, come, ad esempio, i Girasoli o La camera di Arles. Alcuni dicono che Van Gogh andasse così pazzo per il giallo da arrivare a mangiare il colore direttamente dai tubetti di vernice, convinto del fatto che così avrebbe portato la felicità dentro sé stesso. Si sa, Vincent non era una persona particolarmente equilibrata e sembra che probabili cause della sua instabilità derivassero proprio dall’utilizzo di alcuni colori altamente tossici.
Inoltre, in pochi sanno che il pittore olandese fosse affetto da xantopsia, ovvero una distorsione della percezione, la quale gli avrebbe fatto vedere il mondo circostante più giallo della realtà. Questo spiegherebbe l’ossessione per tale colore.
Ma sapete che i gialli che vediamo adesso allora apparivano completamente diversi? Studi recenti hanno dimostrato che, il tipo di tinta utilizzata, fosse caratterizzata da una scarsa stabilità chimica e fotochimica, la quale produrrebbe, nel tempo, un marcato imbrunimento del colore.
Ciò significa che il giallo, appena steso su tela, sarebbe stato molto più brillante, per poi, con il tempo, virare verso un marrone.
In Notte stellata, probabilmente il dipinto più noto del pittore, l’angoscia dell’artista si riflette in ogni centimetro del dipinto. È un dipinto fatto di vibrazioni, di moti dell’animo, di energia spirituale, tutta quell’energia che potremmo sprigionare urlando al mondo la nostra angoscia. Tutto del dipinto sembra muoversi, irreale, inquietante e vivo. Tutto sembra parlare di lui: il cielo ondoso, le stelle raggianti che sembrano girare velocemente su sé stesse, quel cipresso somigliante ad una fiamma ardente, le case che piano piano si confondono tra loro, le montagne in lontananza che sembrano un mare in tempesta. Quella tempesta e quell’angoscia incurabile, quel male interiore che scaturisce dall’esistenza dell’uomo e dal suo rapporto con le cose e con il mondo circostante, con la civiltà del tempo ormai in preda al declino: la civiltà moderna, priva di valore, di morale di religione.
L’artista, nei suoi quadri, ha infatti dipinto la realtà segreta autentica del proprio io, denunciando al mondo i mali causati dalla moderna società borghese e industriale, sempre più dominata dal potere delle macchine e della tecnica, poco attenta ai problemi del singolo individuo.
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